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Fare l’elemosina per amore di Dio


L’amore di Dio è dimostrato attraverso le opere, insegna San Giovanni: «Se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l’amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità» (1 Gv 3, 17-18).


Tanto nell’Antico come nel Nuovo Testamento, lo Spirito Santo ha raccomandato le Opere di Misericordia, azioni caritatevoli con le quali aiutiamo i nostri fratelli nelle loro necessità spirituali e materiali. Tra queste, l’elemosina data ai poveri è una delle principali testimonianze dell’amore per il prossimo e una pratica di giustizia che piace a Dio.

Salomone diceva: «Chi chiude l’orecchio al grido del povero invocherà a sua volta e non otterrà risposta» (Pr 21, 13).


L’Arcangelo San Raffaele conferma la stessa verità, quando esorta il giovane Tobia a fare l’elemosina con tutto il cuore e senza parsimonia: «Meglio è praticare l’elemosina che mettere da parte oro. L’elemosina salva dalla morte e purifica da ogni peccato. Coloro che fanno l’elemosina godranno lunga vita» (Tb 12, 9), facendo intendere che l’elemosina rende efficaci le nostre suppliche, ci preserva dal pericolo e libera le nostre anime dalla morte. Nel Nuovo Testamento, il cuore del Vangelo è la misericordia, ovvero l’annuncio e la realizzazione della salvezza che Dio ha operato per mezzo del suo divin Figlio. Tuttavia, troviamo diverse istruzioni, esortazioni ed esempi che raccomandano di avere il nostro tesoro in Cielo, invece di porre il nostro fine ultimo nelle creature e nei beni terreni e di fare l’elemosina e aiutare gli altri a trovare la strada che li condurrà alla felicità eterna.


La resurrezione di Santa Tabita


Un fatto narrato negli Atti degli Apostoli (At 9, 36- 41) dà una prova del potere dell’elemosina. Si tratta della storia di Santa Tabita, o Dorcas, una signora della città di Joppe, che era generosa in opere buone e solidale con tutti coloro che erano in necessità. Si era ammalata ed era morta, quando San Pietro passò per la sua città. Le vedove allora si affrettarono a chiamare l’Apostolo. Tristi, gli mostravano i vestiti e gli indumenti che Tabita aveva dato loro, in modo che fossero le sue azioni a pregare più per lei, piuttosto che le loro parole. San Pietro mettendosi in ginocchio, offrì al Signore le preghiere delle vedove e dei poveri. Poi, rivolgendosi al corpo che avevano appena lavato e deposto sul letto funebre, disse: «In nome di Gesù Cristo, Tabita, alzati!». La morte fu respinta e la vita tornò nel corpo. Tabita che aveva fatto vivere quelle povere vedove con la sua generosità, riacquistò la vita per mezzo delle loro preghiere.


Praticare oggi le Opere di Misericordia


In questi giorni in cui molte famiglie cominciano ad avere difficoltà a causa della pandemia, ricordiamo gli insegnamenti della Sacra Scrittura e cerchiamo di fare l’elemosina e di praticare le opere di Misericordia spirituali e corporali.


E se non abbiamo né oro, né argento, né vestiti, né cibo da offrire al prossimo?


Se nella nostra casa non troviamo nulla da dare, possiamo sempre attingere dal tesoro del nostro cuore qualche affetto da offrire al nostro fratello, come una preghiera, un buon consiglio o un buon esempio. Così, non abbiamo scuse per non amare il nostro prossimo, perdonare i nostri nemici e fare agli altri ciò che vogliamo sia fatto a noi stessi.


Fonte: Giornalino Madonna di Fatima - marzo 2021



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