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Immagine del redattoreMadonna di Fatima

Origine della commemorazione dei fedeli defunti.


Cristo discese agli inferi

La commemorazione dei fedeli defunti, a seguito della solennità del 1 novembre dedicata a tutti i santi, ebbe origine alla fine del X secolo nel monastero benedettino di Cluny, per iniziativa dell’abate Sant’Odilone. Da qui si estese a tutti i monasteri cluniacensi, diffusi in gran parte dell’Europa settentrionale.


La Chiesa di Roma l’accolse ufficialmente nel 1311. Papa Benedetto XV, nel 1915, concesse a ogni sacerdote la facoltà di celebrare in questo giorno fino a tre messe di suffragio: una secondo l’intenzione del celebrante, una secondo l’intenzione del pontefice e una per tutti i fedeli defunti.


Perché dopo la festa di tutti i Santi si fa nella Chiesa la commemorazione di tutti i fedeli defunti? Perché è conveniente che la Chiesa militante, dopo avere onorato e invocato con una festa generale e solenne, il patrocinio della Chiesa trionfante, venga in soccorso della Chiesa purgante con un generale e solenne suffragio.


Noi possiamo suffragare le anime dei fedeli defunti con le preghiere, con le elemosine e soprattutto col santo sacrificio della Messa. Nella commemorarazione di tutti i fedeli defunti noi dobbiamo applicare i nostri suffragi, non solamente per le anime dei nostri parenti, amici e benefattori, ma anche per tutte le altre che si trovano nel purgatorio. Il purgatorio è lo stato di quanti muoiono nell'amicizia di Dio, ma, benché sicuri della loro salvezza eterna, hanno ancora bisogno di purificazione, per entrare nella beatitudine celeste.


Dalla commemorazione di tutti i fedeli defunti dobbiamo trarre questo frutto: pensare che anche noi dovremo morir presto, e presentarci al tribunale di Dio per rendergli conto di tutta la nostra vita; concepire un grande orrore al peccato, considerando quanto rigorosamente Iddio lo punisca nell’altra vita, e soddisfare in questa alla sua giustizia con le opere di penitenza per i peccati commessi.


Che cos’è il peccato? Il peccato è “una parola, un atto o un desiderio contrario alla Legge eterna” ( sant’Agostino) è un’offesa a Dio, nella disobbedienza al suo amore. Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana. Cristo nella sua Passione svela pienamente la gravità del peccato e lo vince con la sua misericordia.


Fonti: Catechismo maggiore di San Pio X / Catechismo della Chiesa Cattolica compendio San Paolo libreria editrice Vaticana.

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